Il territorio di Casaluce ha conosciuto insediamenti umani dal III secolo a.C. accogliendo alcuni villaggi osci come testimoniano numerosi reperti archeologici conservati nel Museo Campano di Capua. In epoca romana, fra queste campagne, sorse un "pagus" ovvero un villaggio amministrato dall'antica Atella che con Capua rappresentava il punto di riferimento della Liburia come i romani la definivano. Quando i Barbari invasero l'Italia, neppure la Liburia sfuggì alle loro devastazioni e da fiorente che era, a causa dell'abbandono, diventò una plaga deserta dominio dell'acquitrino e dei boschi. Successivamente il territorio si ripopolò e nacquero piccoli villaggi abitati da modesti contadini formati da poche capanne e circondati da terreni coltivati. Alla fine del secolo X, la Liburia, una vasta regione della Campania settentrionale al nord di Napoli e delineata dal fiume Clanio, risultava divisa in due aree di diversa influenza politica. In effetti fu il campo di aspri combattimenti tra i Longobardi e i Bizantini e non solo ma subiva ininterrotte irruzioni da parte dei Saraceni. La regione meridionale della Liburia, apparteneva al "ducato di Napoli" dominata a partibus militiate e quella settentrionale detta a partibus longobardorum era annessa al "principato di Capua". Queste due regioni Liburiche erano divise tra loro dalla via consolare campana (di età romana) che all’epoca classica conduceva da Puteoli (Pozzuoli) a Capys (Santa Maria Capua Vetere). Al tempo dei longobardi nella regione settentrionale sorgevano piccoli villaggi nati su rovine di ville tardo imperiali, e nel secolo X già la presenza di insediamenti umani quale il territorio di Pipone, abbozzavano ciò che sarebbe diventato il suolo di Casaluce. Infatti, un documento riferito all'anno 900, parla di una donazione fatta da un certo Ronaldo, figlio di Leone, avente per oggetto un pezzo di terra in Pipone, al monastero benedettino di Montecassino. Nel 964 come è descritto dalla "Cronaca Volturnese", i principi capuani Pandolfo I e Landolfo III, donarono ai monaci benedettini del Monastero di San Vincenzo al Volturno i loro possedimenti che comprendevano le terre degli " Homines de Casaluci", degli "Homines de Apranu" e di un villaggio "locus qui dicitur Piro", seguendo una formula tipica di quell'epoca a "pro salvatione animae", cioè per la salvezza dell'anima . Quest'atto di donazione è la scrittura più antica conosciuta in cui si nomina Casaluce. Grazie alla presenza dei monaci sul suolo citato, quindi ormai governato dal monastero volturnese e dal monastero di Montecassino, si ebbe un forte sviluppo sociale e il ripopolamento delle campagne dando inizio ad un nuovo insediamento agricolo, iniziato in tempi ancor più lontani dai Romani, tanto è vero che l’odierna città di Casaluce è divisa a metà da una centuriazione romana (l'attuale corso Vittorio Emanuele). Questo aspetto sarà poi predominante nelle caratteristiche sociali del luogo.
Castello Normanno
Borgo San Lorenzo